Collegio Santa Chiara di Alessandria: al via il servizio infermieristico. Un punto di aiuto e di ascolto per gli studenti

Mal di testa, un raffreddore sospetto o anche solo un lieve problema di ansia da esame tenere sotto controllo: sono tanti i disagi di salute che un ragazzo universitario può avvertire. Al Collegio Santa Chiara dal 25 ottobre c’è una risposta concreta a questo bisogno: l’ambulatorio infermieristico. Ce lo siamo fatti raccontare dall’equipe che l’ha progettato, ovvero la direttrice del Collegio Carlotta Testa, Antonio De Luca, il presidente della Cooperativa Kairos che ha messo a disposizione gli specialisti e Filippo Gatti, infermiere, che si occuperà materialmente di seguire l’ambulatorio.

 

Carlotta Testa, la direttrice:  “Vogliamo dare al Collegio una presenza professionale che possa venire incontro a tutti gli studenti per le necessità di salute e che sia loro di aiuto”

 

Ci spiegheresti in cosa consiste questo servizio?

 

«Si tratta, in estrema sintesi, di in un ambulatorio infermieristico attivo presso il Collegio e a disposizione dei nostri studenti per tutte le necessità in materia di salute. In questi quattro anni abbiamo notato, come è normale, che i ragazzi possono soffrire di qualche problema, generalmente semplice e risolvibile, di salute. 

Inoltre noi abbiamo una forte componente di giovani che, venendo da lontano, come ad esempio dalla Sicilia, hanno il proprio medico di famiglia nella loro regione di provenienza e non sempre al telefono è facile avere delle risposte. Volevamo quindi dare una presenza professionale all’interno delle mura del Collegio che potesse venire incontro a tutti per queste necessità».

 

Come potranno usufruirne i vostri studenti, in che modalità? 

 

«Dal 25 ottobre una volta settimana, al pomeriggio, nell’infermeria che abbiamo allestito all’interno del Collegio (al secondo piano) un infermiere è a disposizione dei ragazzi per ogni necessità. Ci sarà anche solo per una chiacchierata, per sciogliere un dubbio su un problema di salute. Avremo inoltre disponibile un medico, reperibile per ogni emergenza».

 

Nel parlare di questo servizio hai usato il termine “la comunità di Collegio si allarga”: come mai?

 

«Ho usato l’espressione “comunità di Collegio” perché il Santa Chiara è sostenuto dall’opera, dal lavoro e dal servizio di tante figure: io più spesso compaio in prima linea ma il nostro progetto è portato avanti e “vivificato” dal lavoro di tante persone: la comunità educativa, tutti i membri dell’impresa Salve, il nostro personale di struttura… Quindi quando penso ai giovani professionisti di Kairos che qui da noi svolgeranno questo servizio, le vedo come altre figure che collaboreranno nel far sì che questo edificio diventi sempre di più una struttura a supporto e a sostegno della vita dei giovani che qui abitano».

Antonio De Luca, presidente Kairos: “Vorremmo entrare a far parte della famiglia del Collegio: speriamo che i ragazzi possano percepirci come un pezzo di questa storia”.

 

Conosciamo meglio la cooperativa Kairos, che mette a disposizione i suoi professionisti per svolgere il servizio infermieristico in Collegio attraverso le parole del presidente del Consiglio di Amministrazione, Antonio De Luca.

 

Raccontaci meglio della cooperativa Kairos: di cosa si occupa?

 

«La cooperativa Kairos segue principalmente due attività: in ambito sanitario, ci occupiamo di servizi medici e infermieristici. Per fare un esempio, abbiamo offerto i nostri medici per la copertura dei turni di pronto soccorso nell’ospedale di Ovada e molti nostri infermieri, tra le varie attività, tengono anche corsi di formazione. Abbiamo poi l’area sociale, che si focalizza su progetti di Housing sociale e Co-Housing. Per quanto riguarda il Co-Housing gestiamo, in accordo con il consorzio dei servizi sociali di Ovada, due esperienze di coabitazione tra anziani. Per evitare l’accesso in RSA, hanno scelto di vivere in casa con una turnazione H 24 di assistenti domiciliari che si occupano di loro: noi coordiniamo tutto il processo organizzativo. In più, abbiamo attivato una esperienza di Housing sociale a Ovada presso l’ex convento dei Frati minori Cappuccini, in accordo con il consorzio dei servizi sociali di Tortona e il consorzio dei servizi sociali di Ovada: accogliamo persone in difficoltà, vittime di violenza, o che presentano un’emergenza abitativa».

 

Cosa definiresti come vostro punto di forza, di distinzione?

 

«Ciò che ci caratterizza è quello che stiamo provando a mettere in pratica con le nostre attività, ovvero un nuovo concetto di benessere. Una persona sta bene se questa sua percezione riguarda sia gli aspetti fisici che quelli mentali e sociali. Questo è il concetto di benessere dell’organizzazione mondiale della sanità: quello che ci piacerebbe fare nel nostro lavoro è una sorta di sinergia di questi tre aspetti, quindi guardare il benessere della persona a 360°, non solo rispetto alla sua condizione fisica ma anche in tutte le sfaccettature della sua vita».

 

Come nasce la collaborazione con il Santa Chiara?

 

«La collaborazione con il collegio Santa Chiara è nata nella storia e nel percorso di Policoro, un progetto organico della Chiesa italiana che tenta di dare una risposta concreta al problema della disoccupazione in Italia: la cooperativa sociale Kairos è un “gesto concreto” del progetto Policoro, che a sua volta è nato nell’arcidiocesi di Benevento. Il nostro gruppo di soci ha conosciuto questa realtà e ha voluto farne parte e poi ha trasferito l’attività nella provincia di Alessandria».

 

Nel servizio che prestate al Santa Chiara, che cosa potreste dare in più a questi ragazzi rispetto ad una cooperativa infermieristica “standard”?

 

«Quello che ci piacerebbe trasferire ai giovani studenti del Collegio è che un modo di lavorare diverso è possibile: i nostri medici e infermieri non vedono dall’altra parte un ”utente” ma una persona. Ognuno è diverso e speciale a modo suo: la nostra carica di umanità è il valore aggiunto che possiamo portare al Collegio. L’esperienza ci insegna che in quella fascia di età non sempre si cerca un appuntamento con una figura sanitaria, perché spesso i giovani o non sono a loro agio o non lo ritengono necessario, anche se magari avrebbero bisogno anche solo di una semplice chiacchierata. Quello che desideriamo fare è entrare a far parte della famiglia del Santa Chiara: speriamo che i ragazzi possano percepirci come un pezzo di questa storia e che di conseguenza si sentano a loro agio a venire a bussare alla nostra porta come se fosse quella della direttrice o dello chef del Favorite!: ci piacerebbe che lo facessero con la stessa naturalezza. Da parte nostra, troveranno accoglienza e grande attenzione agli aspetti sanitari».

 

Filippo Gatti, l’infermiere: “Stare con i ragazzi è fantastico: sono carichi di energie, di idee. Sento che sarà più quello che guadagnerò io in termini di emozioni ed energie positive di quanto potrò dare a loro”.

 

 

Potresti presentarti e raccontarci chi sei?

 

«Sono Filippo Gatti, infermiere da 20 anni. Ho lavorato in pronto soccorso, in sala operatoria e fino a pochi mesi fa ho fatto l’infermiere nella Centrale Operativa di Cuneo (su ambulanze ed elisoccorso). Ho scelto questo lavoro perché quando ero piccolo vedevo l’elicottero passare in cielo e mi dicevo sempre: “Un giorno lavorerò anche io lì”. Per questo motivo ho fatto un percorso di studi legato all’emergenza: ho iniziato a lavorare nel 2003, a 31 anni ho iniziato l’elisoccorso: ero molto orgoglioso di questo traguardo, come del resto anche i miei genitori (ride). Il periodo dell’emergenza Covid è stato molto stressante e quindi ho deciso di proseguire il mio percorso come libero professionista e occuparmi di formazione sanitaria. Attualmente sono istruttore per una grande scuola scientifica sui temi della rianimazione cardiopolmonare di adulti e bambini: mi occupo di progettazione e creazione di percorsi per medici e infermieri ma anche per le persone comuni. Collaboro soprattutto con la cooperativa Kairos: quando assieme al presidente Antonio abbiamo incontrato Carlotta, è stato facile trovare un progetto comune, per dare un punto di ascolto a questi ragazzi».

 

Che servizio svolgerai In Collegio?

 

«Parlando con Carlotta abbiamo pensato che fosse importante recepire i bisogni dei ragazzi: lei ci raccontava come in periodo pandemico avessero grande bisogno di un punto di ascolto, di incontro, che risolvesse i loro piccoli problemi. Quello che abbiamo allestito al secondo piano del Collegio non sarà un laboratorio infermieristico standard ma soprattutto un luogo dove i giovani possano confrontarsi, esprimere i propri dubbi, trovare una soluzione. In questo punto di ascolto ci saremo io e Fabio Toscano, l’altro infermiere che lavorerà con me a questo progetto: entrambi possediamo una grande esperienza di valutazioni telefoniche, di triage, di gestione della richiesta di soccorso e abbiamo anche un occhio attento nel capire quando è urgente intervenire e quanto è fattibile risolvere la questione in modo diverso. Collaboreremo con il Dr. Gasparino, che è un medico di emergenza esperto in medicina di indirizzo, con cui potremmo valutare tutte le richieste e dare tutte le soluzioni pertinenti. Collabora con noi uno psicologo per intervenire nei casi più delicati. Parlo di “progetto” per sottolineare la serietà con cui ci accostiamo a questa nuova avventura ma in realtà si tratta di qualcosa di molto più “colorato”: per presentarlo abbiamo fatto una cena con i ragazzi, che io trovo fantastici. Sono giovani, pieni di energia: durante la serata a tavola mi hanno raccontato i loro sogni e aspettative, mi ricordano me a 20 anni (ride). Sarà bellissimo poterli ascoltare e poterli supportare, sia con una chiacchierata che con un’azione più sanitaria».

 

Che cosa significa per te essere a servizio dei giovani?

 

«Stare con i ragazzi è fantastico: sono carichi di energie, di idee. Sento che sarà più quello che guadagnerò io in termini di emozioni ed energie positive di quanto potrò dare a loro. Per me i giovani sono sempre un’opportunità di crescita: ad esempio durante la cena di presentazione una ragazza mi ha parlato della sua tesi su dei nuovi marker tumorali, delle nuove cure per questa malattia che stava studiando per poter essere d’aiuto a più persone in questa situazione e io le ho detto: “ti prego studia tantissimo e trova una soluzione, io faccio il tifo per te!”. Poter essere d’aiuto a loro è bellissimo».

 

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